Il 19 febbraio 2021 è entrato in vigore il regolamento che disciplina il dispositivo per la ripresa e la resilienza (regolamento UE 2021/241 pubblicato sulla Gazzetta del 18 Febbraio 2021). Prevede due transizioni: transizione verde e transizione digitale. L’Europa mette a disposizione 672,5 miliardi di euro per sostenere riforme e investimenti. Circa il 37% minimo è destinato ad un raggiungimento degli obiettivi climatici, transizione verde e almeno il 20% destinato alla transizione digitale. Questo regolamento dovrebbe essere uno strumento per garantire un coordinamento economico e sociale per favorire la ripresa economica. Il piano nazionale ha dato luogo al Decreto Legge del 31 maggio 2021 n.77 che è attualmente in Parlamento per la conversione in Legge. (Governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le prime misure di rafforzamento sulle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure).

Comprende 6 punti:

1) transizione verde

2) politiche per le nuove generazioni

3) trasformazione digitale

4) crescita intelligente e sostenibile

5) salute e resilienza economica sociale istituzionale

6) coesione sociale e territoriale

La rivoluzione verde e la transizione energetica riguardano

– l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare,

– transizione energetica e sostenibilità,

– efficienza energetica e riqualificazione degli edifici,

– tutela del territorio e tutela della risorsa idrica

infrastrutture e mobilità sostenibili

– rete ferroviaria ad alta velocità,

– intermodalità e logistica integrata,

– istruzione e ricerca,

– potenziamento dei servizi di istruzione (asili nido, università…), dalla ricerca all’impresa.

Inclusione e coesione

– politiche per il lavoro

– infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore

– interventi speciali per la coesione territoriale

Salute

– strutture e telemedicina

– innovazione, ricerca e digitalizzazione del Piano Sanitario Nazionale

Ho voluto fare una carrellata riassuntiva di tutti i settori coinvolti per il raggiungimento degli obiettivi di questa transizione.

Così, di fronte ad un cambiamento epocale, che in parte è già presente, mi sento di paragonare il PNRR al Business Plan delle nostre imprese con una differenza: il business plan aziendale governa gli obiettivi a breve e medio termine; l’impresa e l’imprenditore se ne assumono il rischio utilizzando il criterio del buon padre di famiglia, accorto e informato delle criticità e dei vantaggi correlati a scelte che, se sbagliate, possono compromettere la continuità dell’azienda. Imprese, imprenditori e lavoratori sono coloro che pagano il prezzo di scelte troppo azzardate, prese senza la dovuta prudenza e la coerenza con la propria realtà. Gli obiettivi che vanno oltre la reale possibilità di essere raggiunti rimangono solo parole e frasi di letteratura che vanno nel dimenticatoio.

Il PNRR ha elaborato obiettivi ambiziosi giustificati dai finanziamenti europei.

Ce la faremo? Noi imprese ce la mettiamo tutta e, come sempre, ce ne assumiamo i rischi; siamo favorevoli ai cambiamenti perché sono portatori di crescita, migliorano le nostre competenze e la competitività nel mercato globale, ci rafforzano; sono portatori di lavoro, di benessere e di salute.

Siamo positivi perché questo è il nostro DNA ma dateci la possibilità di remare: non imbrigliateci in una serie di Decreti, di Leggi che inducono a interpretazioni e dubbi e che possono vanificare i nostri sforzi e il raggiungimento dei risultati attesi.

Mariagiovanna Rigamonti