La finestrella che a volte appare sul computer insieme alla scritta “Io non sono un robot”, è l’elemento dove inserire un codice alfanumerico, che ci difende da alcuni programmi chiamati bot che vengono utilizzati per attacchi DDoS e Spam per violare i nostri dati.

Ma “Io non sono un robot” apre riflessioni più ampie e domande che noi tutti ci stiamo facendo.

Nel cambiamento epocale che stiamo vivendo, con il passaggio da un sistema industriale, dove la manodopera è prevalente, la robotica sta impattando sulle attività produttive.

Le macchine 4.0, stampanti 3D, robot collaborativi, stanno diventando linguaggio abituale; cambia l’organizzazione aziendale; i processi attraverso connessioni informatiche che coinvolgono l’intero sistema, richiedono competenze nuove. Stiamo imparando, spinti anche dall’emergenza che ben conosciamo, a comunicare usando strumenti diversi, navigando verso la digital transformation.

Tutto viene immesso in questo enorme baule che è il computer, raccoglitore di un’infinità di dati elaborati da algoritmi, formule che li trasformano in modo rapido, dandoci le informazioni e i risultati richiesti. Pare che la nostra intelligenza ci venga strappata e affidata ad un mondo artificiale che sappiamo da dove è cominciato, ma di cui non conosciamo la fine.

La storia viene da lontano. Dobbiamo risalire a Leonardo da Vinci; nei suoi appunti riscoperti negli anni ‘50, ci sono disegni per un cavaliere meccanico che era in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere la testa. Non sappiamo però se fu realizzato.

Il primo robot funzionante, un androide che suonava il flauto, fu creato invece nel 1738 da Jacques De Vaucanson.

Negli ultimi anni è in atto una rivoluzione robotica in tutti i campi umani, tra cui anche quelli delle arti tecnologiche.

I Robot sono diventati protagonisti di commedie come nel dramma in tre atti” R.U.R” di Karel Čapek, dove compare per la prima volta la parola robot e di film famosi come Metropolis, Guerre Stellari, Terminator.

Tutto ciò diventerà patrimonio dei nostri musei futuri dove l’arte sarà rappresentata dalla tecnologia e l’architettura sarà il risultato di una serie linee e di curve ancora non immaginate?

https://www.darsmagazine.it/robotic-art-2/

Si teme che tutto ciò possa portarci ad un nuovo leader, il robot, che ci governerà e al quale saremo costretti a dire Signor sì?

Io non credo; finché i robot saranno nelle nostre mani, sarà la nostra intelligenza a farli muovere.

Teniamoci strette la nostra creatività, l’ingegno, la passione, le emozioni e soprattutto la nostra libertà.

Siamo noi che diamo loro vita per avere un amico servizievole che faciliti il lavoro.

Siamo noi che lo accogliamo dando regole e limiti da rispettare.

Ricordando che

“Io non sono un robot”

Mariagiovanna Rigamonti